Per celebrare i suoi 130 anni di attività Kubota ha presentato in Giappone “Tractor Dream”, un concept elettrico e autonomo che, nelle intenzioni della Casa, fungerà da linea guida per i futuri sviluppi progettuali della sua divisione agricola.
L’attuale gruppo Kubota Corporation fu fondato a Osaka, in Giappone, nel 1890 da Goshiro Kubota che orientò l’azienda alla costruzione di condotte e tubazioni per l’acqua. Tali prodotti furono poi alla base del primo ampliamento di attività della Casa quando si trasformò da fornitore di componenti in fornitore di sistemi completi. Dapprima guardò al trattamento delle acque e poi al loro riciclo e al recupero dei reflui di scarico.
Per far funzionare gli impianti erano però necessari dei motori e per allestirli delle macchine operatrici, tutti ambiti che Kubota approcciò mediante specifiche divisioni produttive che da una parte la rendevano il più possibile indipendente da fornitori esterni e dall’altra diventavano nuove fonti di reddito. Una strategia che fu anche alla base delle prime macchine agricole, mezzi e attrezzature oggi diventate uno dei principali core business di Kubota e che, non a caso, sono anche state protagoniste delle celebrazioni organizzate nel gennaio scorso per celebrare i primi 130 anni di attività e, contemporaneamente, tracciare anche le future linee di sviluppo dei prodotti.
In tale ottica si orientava in particolare il concept di trattore autonomo “Dream Tractor”, uno spettacolare cingolato propulso per via elettrica e del tutto autonomo rispetto all’uomo in termini operativi, connotazione quest’ultima sottolineata dall’assenza di un sia pur minimo sistema di controllo diretto. Stando alle risicate dichiarazioni Kubota a far lavorare la macchina provvede in effetti un sistema di intelligenza artificiale in grado di monitorare autonomamente suoli e colture per decidere il da farsi, mentre a garantirne la funzionalità sono delegati quattro motori elettrici integrati nei cingoli che ricevono energia da un pacco batterie centralizzato.
Gli stessi motori oltre a garantire la motricità del trattore ne assicurano anche la manovrabilità, risultando pure in grado di far ruotare su se stessi i carrelli così da variare le superfici di appoggio dei nastri e la luce a terra della macchina in funzione dell’attività svolta. Pannelli solari integrati nelle cofanature provvedono ad allungare l’autonomia del trattore, mentre un sistema satellitare e una connessione 5g provvedono a pilotarlo in campo rendendo anche disponibili in azienda e in tempo reale i dati di lavoro.
Secondo Kubota il concept è la risposta più diretta, anche se ancora futuribile, al problema del ricambio generazionale che da anni assilla il Giappone e che si sta affacciando anche in Europa causa il numero crescente degli agricoltori che si ritirano a causa dell’invecchiamento senza essere sostituiti dai giovani. Solo un’agricoltura intelligente e autonoma potrà supplire in maniera efficiente a tale perdita di esperienze e “Dream Tractor” guarda proprio in tale direzione.
For Earth, for life
Fedele al suo slogan “per la terra e per la vita” e spinta anche dalle pressioni tese ad accelerare i processi di elettrificazione delle macchine, Kubota ha deciso di investire sulla ricerca e lo sviluppo di motori elettrici, invertitori e batterie in preparazione alle opportunità future. Rientrano in tale contesto i prototipi presentati di recente a Kyoto, in Giappone, relativi a un trattorino rasaerba e a un miniescavatore. I due mezzi condividono i componenti elettrici fondamentali, sono alimentati da pacchi di batterie agli ioni di litio e si propongono, stando a quanto dichiarato dalla Casa, con potenze “equivalenti alle potenze di un trattore compatto e di un miniscavatore con motori diesel”. I test in campo e in cantiere delle macchine si terranno in Francia già a partire da quest’anno e se i risultati saranno positivi si passerà poi a una produzione in serie.